L’ossitocina (OXT) è un neuropeptide che svolge un ruolo importante nel modulare le interazioni sociali e il legame madre-bambino. Studi neuroanatomici sul tessuto ipotalamico dei pazienti con sindrome di Prader-Willi (PWS) hanno dimostrato una riduzione di numero e volume dei neuroni OXT nel nucleo paraventricolare rispetto ai soggetti di controllo. Analogamente, nei modelli sperimentali di PWS (topo) è stata descritta un’alterazione del sistema OXT. Nei pazienti con PWS è stato inoltre documentato un aumento dei livelli di OXT nel sangue.
Dopo il primo studio pubblicato nel 2011 sull’impiego di OXT negli adulti con PWS, sono stati effettuati numerosi altri trial clinici per analizzare l’effetto della somministrazione di OXT sia nei bambini che negli adolescenti e negli adulti con PWS. Tutti questi studi, tranne uno, hanno riportato effetti positivi sul comportamento ma non sugli aspetti legati all’iperfagia; inoltre l’effetto principale di OXT è rimasto ancora da definire. Solo uno studio ha mostrato risultati negativi negli adolescenti e negli adulti, con un peggioramento degli accessi d’ira, in particolare con alte dosi di trattamento.
Allo stato attuale della ricerca sono in corso ulteriori valutazioni della sua efficacia nei bambini e negli adolescenti. Uno di questi è stato condotto su neonati con PWS, i quali mostravano effetti positivi del suo impiego sulle abilità orali e sociali, riproducendo gli effetti osservati nel modello di topo con deficit di MAGEL2. Pertanto, l’utilizzo di OXT in questo periodo della vita potrebbe essere di particolare interesse, grazie ad un’azione positiva sull’iniziale scarso accrescimento, aumentando l’appetito e le capacità motorie orali, nonché sulla riduzione del ritiro sociale e il miglioramento delle interazioni madre-bambino. Ancora più importanti sembrano i cambiamenti osservati nella connettività della corteccia orbito-frontale, grazie all’utilizzo della Risonanza magnetica cerebrale funzionale, dopo il trattamento con OXT nei neonati con PWS. È noto a questo riguardo che i neuroni di questa regione del cervello sono coinvolti nell’alimentazione e risultano sensibili agli stimoli sociali. L’effetto a lungo termine del trattamento OXT, dopo 3-4 anni, ha infatti documentato la buona tolleranza di un breve ciclo iniziale di OXT ed una sua azione positiva sulle abilità comunicative. Resta tuttavia da documentare se tale effetto sia effettivamente superiore rispetto a quello ottenuto con l’impiego di un placebo, nonché da trovare il dosaggio più appropriato e la migliore durata del trattamento, prima di utilizzarlo nei neonati come terapia di routine. Ciò avverrà in una ulteriore sperimentazione clinica internazionale, il cui inizio è previsto a breve termine. Da segnalare infine che se OXT può avere un ruolo nella plasticità cerebrale delle prime fasi della vita, sembra esercitare un ruolo fisiologico anche in seguito.
Da ultimo, è da sottolineare che OXT e grelina, i cui livelli sono entrambi alterati nella PWS, risultano funzionalmente collegati. Ed in effetti la somministrazione di OXT modifica i livelli circolanti di grelina nei neonati PWS. Poiché sia la OXT che la grelina svolgono un ruolo nel controllo dell’appetito e del comportamento, la sfida futura sarà quella di identificare il ruolo specifico e possibilmente complementare di questi due ormoni ai fini di un loro uso contemporaneo nella PWS.

Novità dalla 10a Conferenza Internazionale IPWSO – Cuba 2019

Titolo originale e autore: Oxytocin in Prader-Willi Syndrome. Maithé Tauber (Francia)

(a cura di Graziano Grugni)